Vittoria Viale 01.set 2021—23.set 2021

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Foto: Alberto Messina

VITTORIA

Platea | Palazzo Galeano, presenta “Vittoria”, prima mostra personale dell’artista Vittoria Viale (Sanremo, 1998) e primo episodio del palinsesto espositivo dedicato ai giovani emergenti, coordinato da Francesca Grossi. “Vittoria” inaugura la seconda parte del programma concepito dall’associazione e avviato nel mese di giugno con “Trionfo dell’Aurora” di Marcello Maloberti, intervento realizzato in collaborazione con la Galleria Raffaella Cortese, con cui Platea | Palazzo Galeano ha dato ufficialmente inizio alla propria attività espositiva. Per questa occasione Vittoria Viale trasforma la vetrina di Platea | Palazzo Galeano nel suo studio. Lo spazio ospita infatti un’installazione site-specific che riproduce il luogo di lavoro in cui solitamente l’artista opera, con l’obiettivo di coinvolgere il pubblico nei processi creativi che sottendono alla realizzazione dei suoi lavori. La pratica di Vittoria Viale si articola nell’utilizzo di più media: il disegno, la scultura e la fotografia, come una narrazione non lineare, una rete di ritrovamenti, costruzioni e disfacimenti, in un continuo fluire di gesti simbolici basati sull’osservazione, la registrazione e l’organizzazione dello spazio. Grande interesse nel lavoro di Viale è riservato al materiale archivistico che diventa fondamentale per rivelare-rilevare intenzioni e interazioni avvenute tra i vari materiali nel corso del tempo. Le azioni e i processi non sono altro che un mezzo d’espansione, il proseguo interminabile di un’idea che continuamente si rinnova tornando su sé stessa. Gli oggetti scelti vengono sempre prelevati da contesti non ordinati, nella convinzione che nulla di nuovo si origini in assenza di casualità. Lo studio concepito da Vittoria Viale per Platea è un nuovo spazio performativo, risultato da un processo compositivo in cui installazione, scultura, video e disegno si mischiano e interagiscono, sino a rivelare inedite connessioni. Una costellazione di oggetti che si animano nella costruzione di una catena di relazioni che conduce alla costruzione di un paesaggio anticonvenzionale in cui ciascuno di essi ha trovato la propria collocazione diventando elemento imprescindibile per tutti quelli che lo circondano. Gli elementi che l’artista colloca all’interno dello studio assumono significati differenti e si trasformano grazie alla contaminazione con ciò che li circonda. L’artista trasporta infatti all’interno dello spazio pensieri che per essere fissati nel tempo diventano forme semplici, in grado rivelarsi grazie a gesti intuitivi che creano uno squilibrio, un’interruzione, ma che allo stesso tempo si imprimono facilmente nella memoria. I singoli oggetti sono legati dalla medesima attitudine al disegno, inteso come modo unico per verificare e affermare la propria identità nello spazio, per ritrovare «il corpo operante ed effettuale» delle cose come spiega Maurice Merleau-Ponty.

“È sempre esistito il senso dell’accumulo nel mio lavoro. Il quaderno è ciò che contiene e racconta al meglio la vasta quantità di segni che realizzo ogni giorno. Dopo aver cominciato l’Accademia a Milano ho iniziato a riflettere sempre di più sulla qualità delle nostre azioni, in particolare nello spazio che ci circonda; cerco quindi di individuare le vere potenzialità degli oggetti, indagandone usi e significati.”
Vittoria Viale

FRANCESCA GROSSI: Tra gli artisti che partecipano al progetto Platea sei la più istintiva del gruppo, guardando il tuo lavoro emerge la necessità di una continua produzione. Raccontami da cosa nasce questo impulso e quali sono gli stimoli esterni che innescano l’atto creativo.
VITTORIA VIALE: La maggior parte degli stimoli provengono dalla visione. È come se cercassi un secondo sguardo attraverso il mio lavoro, in particolare con il disegno e la scultura riesco ad intravedere un pensiero reale sulle cose. La ripetizione, ad esempio, aiuta non solo a memorizzare ciò che vediamo o sentiamo ogni giorno ma ci permette soprattutto di tradurlo e trasformarlo in qualcosa di comprensibile.

FG: Il legame tra disegno, fotografia, video e scultura è imponente nel tuo lavoro, cosa viene prima e cosa dopo e perché?
VV: Non esiste un prima o un dopo, non sono passaggi di un processo finalizzato a qualcosa, semplicemente cerco di essere il più onesta possibile all’interno del lavoro. Il disegno è un po’ il mio punto di riferimento in tutto ciò che faccio, un’attitudine ugualmente riconducibile ad ogni azione e pensiero quotidiano. È un modo di porsi in maniera ricettiva nei confronti delle immagini, avvicinarsi alle cose e toccarle, testarle. Per questo non ha senso parlare di media, un simile istinto è prima di tutto naturale secondo me.

FG: Un aspetto che apprezzo molto del tuo lavoro è il recupero di oggetti preesistenti ed i nuovi significati che riesci a conferire loro posizionandoli in contesti diversi, da cosa nasce questo approccio?
VV: È una continua ricerca di onestà, attraverso il mio lavoro cerco di liberarmi da preconcetti o insegnamenti di ogni tipo. È come se volessi comprendere il grado più autentico di questa creatività, quello accessibile a tutti. Per questo motivo gli oggetti non sono altro che tasselli della quotidianità, cose che non ho cercato ma che mi sono divertita a usare e comprendere. Tra loro vigono relazioni temporali e temporanee, non credo nella costruzione di oggetti belli e definitivi, preferisco credere che ogni gesto sia indispensabile alla comprensione di quello successivo.

FG: La vetrina display di Platea crea inevitabilmente una distanza tra lo spettatore e l’opera, come pensi possa influire sul tuo lavoro?
VV: Sarà una sorpresa. Quando vedo una mostra mi accorgo di aver bisogno della precisa impressione che qualcosa sia successo. Penso che questo sia il legame più forte che l’arte possa stabilire, riuscire a trasmettere una presenza ideale, immaginaria, in cui tutto è possibile. Empatizzare non è facile. Questa grande vetrina è sicuramente la caratteristica primaria di Platea, è una sfida: mettere il proprio lavoro in vetrina e fare in modo che chiunque lo guardi riesca ad immedesimarsi, quasi partecipandovi, non è facile.

BIO

Vittoria Viale è nata nel 1998 a Sanremo (IM). Nel 2020 si laurea in arti visive alla NABA, Milano. La sua pratica artistica è inizialmente orientata verso la figurazione, ma negli anni si è evoluta in una rinnovata attenzione per lo spazio nelle sue implicazioni espressive e comunicative. Strumenti privilegiati della sua pratica sono diventati quindi il disegno, legato sempre a una componente fisica e performativa, l’installazione e la registrazione fotografica.

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