Foto: Roberto Conte
Respiro e riposo in pianura. Sono nato, cresciuto, mi sono ammalato, ho imparato, ho amato e sono morto in pianura. Il mio corpo calpesta la pianura. La mia pianura è il mio corpo, nel mio sangue esiste pianura. Quando guardo l’orizzonte penso spesso alla pianura. Guardo una collina e sottraggo una pianura. Accolgo paesaggi ma torno alla pianura. La pianura è per me la più sintetica separazione tra terra e cielo. La linea è pianura. Il meno è pianura. Amo la pianura perché spoglia mi accoglie. Quando divento luogo mi sento pianura. La pianura è la mancanza delle cose e delle case. La pianura è la mia culla dove mi rigiro per sentirmi al mio posto. Non vedere l’orizzonte somiglia al ritrovarmi in pianura. Passeggio in pianura e sento la sua umidità nelle mie ossa. Desidero perdermi in pianura. Vorrei le ginocchia come sassi di pianura. La mia testa piatta come orizzonte di pianura. La mia schiena è orizzontale perché sono più pianura. I piedi che si espandono a essere pianura. La bocca è già pianura. Guardo con pupille piatte di pianura. La mia faccia è una linea che insegue la pianura. Corro sugli argini della mia pianura. Mi sposto ma dove vado incontro la pianura. La mia percezione è pianura. I miei pensieri sono pianura. Gli amori pianura. Quando esploro puzzo di pianura. La mia terra è pianura. Voglio stare nudo in pianura. La nebbia è la mia coperta quando in piedi guardo pianura. Sento sempre necessità di mangiare pianura. Sto pianura guardo pianura voglio pianura. Se pianura sono alla pianura tendo in pianura torno. Penso piano come la pianura.
L’opera di Alberonero per Platea si pone come la restituzione visiva di una riflessione più ampia sul luogo in cui ciascun essere umano vive e cresce, la percezione di un confine immaginato dove la pianura prende forma attraverso elementi specifici della campagna. L’orizzonte si traccia attraverso il colore – una fonte inesauribile di ricerca e sperimentazione per l’artista – che divide in due lo spazio facendosi paesaggio sempre in divenire. La linea è rappresentata dal tralcio di vite che idealmente include l’osservatore: le persone sono come i rami che si espandono oltre lo spazio espositivo.
BIO
Alberonero è designer, pittore, scultore e talvolta contadino. Nasce a Lodi nel 1991. Dal 2012 studia la percezione del colore e ricerca un codice che possa ridurre al minimo il linguaggio visivo. L’interesse dell’artista muove in seguito verso la costruzione di dispositivi composti di materiali poveri legati al mondo dell’edilizia e dell’agricoltura come cemento, ferro, legno, tessuti e reti agricole chiamati a raccontare un mondo super-naturale. La pratica della costruzione trova forma nella natura, in installazioni nate dall’ascolto sensibile del sito di azione, dalla volontà di “essere luogo” e di partecipare allo spazio in senso poetico. Alberonero ha realizzato progetti espositivi e workshop in Italia e in diversi Paesi del mondo.
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