In occasione di LODI BASéLL, Gian Marco Casini Gallery, presenta PEBBLE IN THE SKY @casa/studio Carlo Orsini Lodi, Via Maddalena 6

Inserendosi in una nobile genealogia di mostre in contesti domestici che va dalla mostra sul nonno parrucchiere di Harald Szeeman nel suo appartamento a Berna nel 1974 , al curatore belga Jon Hop che ha commissionato opere a 50 artisti esponendole in altrettanti appartamenti privati a Gand nel 1986, alla mostra di Fischli&Weiss e Christian Boltanski nella cucina dell’appartamento di Hans Ulrich Obrist a San Gallo in Svizzera nel 1991, alla III° Biennale di Berlino curata da Maurizio Cattelan, Massimiliano Giomi e Ali Subotnik nella quale alcune opere erano installate in case private, addirittura nei bagni, nel 2006, al progetto Case Chiuse della deliziosa Paola Clerico che ha portato mostre personali di artisti in case milanesi outstanding dal 2014 al 2019, e a Venezia in una casa di architetti collezionisti, durante l’ultima biennale d’arte 2022, cosı̀ Gian Marco Casini ha deciso, per la sua prima trasferta fuori da Livorno ed in occasione di LODI BASéLL, di scegliere Lodi e la casa studio di Carlo Orsini come sede della mostra.

Ringraziando Carlo Orsini per l’ospitalità temporanea della galleria presso la sua abitazione, per l’occasione io, Gian Marco Casini, insieme con gli artisti Alessandro Manfrin, Clarissa Baldassarri, Juan Pablo Macı́as, Margherita Moscardini, Stefano Serretta e Renato Spagnoli, porterò con me a Lodi una valigia, un contenitore pieno delle nostre cose più care.

Ogni artista presenterà una sorta di statement chiaro e forte per mezzo di un oggetto che sarà contenuto nella valigia. Ho chiesto loro un esercizio di densità, che riassuma all’interno la dimensione intima o quella lavorativa, oppure entrambe. E mi piace pensare che ognuna delle cose in mostra sarà intesa come un dono non richiesto, intimo, urgente, scomodo, fatale. Non sarà necessariamente un’opera. Può essere un libro, un video, una frase, una qualunque cosa.

Ho fatto a ogni artista due domande: in quanto artista, cosa porteresti con te in un’isola deserta? Qual è l’opera, l’oggetto, la scritta, la traccia che vuoi che sopravviva insieme a te?

Attraverso queste due domande, loro realizzeranno l’opera da mettere in valigia. E mi piacerebbe che i visitatori, e prima di tutti chi darà dimora alle nostre cose, pensino questo “contenitore” come fosse un messaggio in bottiglia lasciato andare nell’Oceano o come una capsula lanciata nello spazio nella speranza che qualcuno la raccolga. Un regalo senza nessuna pretesa di un ritorno.

Alla fine io sono gli artisti che rappresento, e mi piacerebbe creare, per mezzo di questa mostra, un dispositivo capace di rappresentarmi, che possa essere replicabile, ripensato, rielaborato per le diverse occasioni che verranno. Questa sarà la prima “Pebble in the sky”, il primo sassolino lanciato nel cielo che viene raccolto da Carlo Orsini. Vorrei che questo primo passaggio dia vita a una catena. Carlo Orsini diverrà custode e proprietario temporaneo della valigia, che gli arriverà accompagnata da una lettera con la mia storia. Quando riterrà di non averne più bisogno, invierà questo contenitore, insieme con una lettera che racconta la sua di storia, al nuovo custode temporaneo.
Dando vita a una catena che mira ad essere infinita. E soprattutto, senza pretesa di un ritorno.

Gian Marco Casini.