HO VISTO LE VISCERE DELL’ANGELO ED ERANO NERE COME IL CARBONE
Il lavoro di Maria Vittoria Cavazzana attinge i propri riferimenti formali dal mondo fantasy, anime e dei videogiochi. Per Platea, l’artista presenta una spada sospesa a mezz’aria, resa inaccessibile dello spessore della vetrina. Se, come nel mondo virtuale, non esistesse differenza di densità fra una dimensione e l’altra, e fosse per tanto possibile attraversare il vetro, lo spettatore si troverebbe davanti a una spada pronta a “essere indossata”.
Il manico della spada, le sue dimensioni e spessore sono fedeli a quelle di un’arma autentica. Mimando il lavoro di un fabbro per l’accuratezza con la quale ha lavorato i materiali e, allo stesso tempo, distinguendosi da questo per l’attitudine alla base del suo lavoro, l’artista ha prodotto questa spada sperimentando con la resina e metalli preziosi. Piuttosto che con la pazienza di un artigiano, Cavazzana approccia questi materiali con la curiosità di un alchimista. Stagno, quarzo, carburo di silicio e vernice contribuiscono a rendere la sua arma un oggetto irresistibile e prezioso. Ad accentuare questo richiamo proveniente dall’oggetto da lei forgiato, l’artista ha installato all’interno della vetrina un suono, prodotto insieme a Riccardo Salin, sound design specializzato in produzione audio per prodotti d’intrattenimento, nell’ambito televisivo e videoludico. Così facendo, l’opera fuoriesce i limiti imposti dallo spazio di Platea, sbloccando infinite visioni nella mente dei visitatori. La track sonora è stata realizzata mettendo in sequenza e remixando varie tapes provenienti dall’industria del gaming. Riattivando rifermenti che fanno parte dell’immaginario collettivo di una generazione che, tra gli anni ‘80 e ’90, si è formata tra i primi videogames, il mondo fantasy e gli anime giapponesi, l’artista propone una finestra di fuga verso un mondo parallelo al nostro.
Volendo situare il lavoro di Cavazzana nel dibattito contemporaneo che, negli ultimi decenni, ha reso il genere fantasy uno dei materiali utili a rileggere questioni legate alle disuguaglianze sociali e alla sopravvivenza ecologica del pianeta, questi hanno in comune il fatto di invocare una dimensione simulata, dove è possibile rinascere qualcosa o qualcun’altro. Alla base dell’intervento compiuto da Cavazzana, tuttavia, non vi è nessuna rivendicazione sociale esplicita né un manifesto ideologico. Di fronte alla spada, si manifesta una realtà che non vanta vinti, e tanto meno, vincitori. Nonostante i molti inviti a “prendere e maneggiare la spada” che l’artista indirettamente rivolge al suo pubblico, non si dispone di istruzioni su come essa debba essere impiegata. Ho visto le viscere dell’angelo è un’immagine che rimane sospesa tra una visione soggettiva e un miraggio condiviso. Un qualcosa che, emanando un’energia ora bianca ora scura, ci spinge a rinegoziare la soglia del possibile.
BIO
Maria Vittoria Cavazzana vive e lavora tra Verona e Venezia. Ha maturato una laurea triennale in arti multimediali presso l’Università IUAV, a Venezia, nel 2017. Ha ulteriormente approfondito i suoi studi durante una magistrale in Fine Arts presso il Chelsea College of Arts, a Londra, nel 2021. Ha partecipato alle seguenti mostre personali e collettive: Collettiva Giovani Artisti, Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia (IT) ; London Grads Now, Saatchi Gallery, Londra (UK); 24/7, The Shop Front gallery, Londra (UK); Futuro Arcaico Festival, Museo Nuova Era, Bari (IT); The Only way out is through, Spazio Aarduork, Venezia (IT); Rally, collettiva, Chelsea College of Arts, Londra (UK); Revenge of The real, Rupture Xibit Gallery, Londra (UK); See you on a dark night, Plataforma², Barcellona (ES).
La sua ricerca si muove tra disegno, scultura, fotografia e installazione. La sua pratica esplora tematiche legate alla ricerca identitaria dell’individuo e della collettività attraverso visioni, traumi e memorie personali e condivise. Il suo lavoro presenta richiami formali e teorici legati all’occultismo, alla ritualità pagana e religiosa, all’universo fantascientifico, esplorando lo spazio tra realtà e immaginazione.
CURATRICE
Giulia Menegale è una curatrice indipendente e ricercatrice. Ha completato una magistrale in Contemporary Art Theory presso Goldsmiths, University of London, nel 2020 e una triennale in Arti Multimediali presso Iuav (Università di Architettura di Venezia) nel 2018. Ha collaborato come assistente curatoriale, editoriale e ricercatrice con: Looking Forward C.I.C. (Londra, UK), Castello di Rivoli – Museum of Contemporary Arts (Torino, IT), Island gallery (Bruxelles, BE) e Taryn Simon Projects (New York, US). I suoi articoli sono stati pubblicati da: WCS/CD (Belgrado, RB), Subbcultcha (Amsterdam, NL), Artillery Mag (L.A., US) e altre riviste accademiche. Ha preso parte nelle seguenti residenze e corsi curatoriali: Bagni d’Aria (Torino, IT), Salzburg Summer Academy (Salisburgo, AU), IMMA- Art and Politics Summer School (Dublino, IR), Unidee, Fondazione Pistoletto (Biella, IT) e Ramdom (Lecce, IT). Nel 2020, ha co-fondato un collettivo transnazionale c-c-q (Collective for Constant Questioning) e una piattaforma online (www.c-c-q.com) che si occupa di investigare la pratica curatoriale attraverso una serie di interviste con curatori di fama internazionale.
Avvalendosi di una prospettiva intersezionale ed elaborando un’analisi della realtà attraverso la teoria degli affetti e l’analisi istituzionale, la ricerca di Menegale si focalizza sul valore epistemologico delle emozioni negative e il loro ruolo potenziale nei processi di formazione del soggetto, al di là di paradigmi sociali portanti, interiorizzati dal singolo.
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Corso Umberto 46, Lodi, 26900
Platea Project:
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